Il Forte di Vigliena

Monumento Nazionale della Repubblica Napoletana dimenticato

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  1. kaono
     
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    Il Forte di Vigliena è un edificio storico della città di Napoli, monumento nazionale, di cui rimangono oggi solo alcuni resti; è ubicato nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, in via Marina dei Gigli (ex Stradone Vigliena).



    La costruzione del fortilizio risale agli inizi del '700 ad opera del viceré Juan Manuel Fernández Pacheco y Zúñiga, marchese di Villena, da cui prese il nome.

    Alto solo sei metri, onde favorirne il defilamento al tiro nemico del mare, di forma pentagonale, e circondato da un fossato largo ben nove metri e profondo cinque, era concepito in maniera tale da assicurare la difesa del porto di Napoli con i suoi cannoni.

    Venne usato durante il Regno delle Due Sicilie anche per l'istruzione alla pratica di artiglieria dei cadetti della Reale Accademia Militare della Nunziatella.

    L'importanza storica della fortezza è soprattutto legata ad un episodio che vide contrapposti i sostenitori della Repubblica Napoletana e le forze sanfediste del cardinale Ruffo, avvenuto il 13 giugno 1799. Essendo il presidio più meridionale della città di Napoli, si trovò in prima linea rispetto all'avanzata da sud delle forze legittimiste quando i repubblicani dovettero abbandonare le posizioni sul Ponte della Maddalena. Il forte era difeso da circa centocinquanta uomini della Legione Calabra, al comando del sacerdote di Corigliano Calabro Antonio Toscano. Assaltati da tre battaglioni sanfedisti calabresi, al comando del tenente colonnello Francesco Rapini; e successivamente colpiti da un intenso fuoco di artiglieria russa, i difensori furono ridotti ad una sessantina.

    Vista l'impossibilità di vincere, sembra che Toscani decidesse di dare fuoco alle polveri, determinando la propria morte e quella di buona parte sia dei difensori, che degli attaccanti. Il forte fu semidistrutto dall'esplosione, dalla quale scampò un solo repubblicano, un certo Fabiani, che si gettò in mare prima dello scoppio.

    Così Alexandre Dumas, nel suo saggio sui Borbone di Napoli, descrive l'accaduto:

    « In quel punto, s'intese una spaventevole detonazione, ed il molo fu scosso come da un terremoto; nel tempo istesso l'aria si oscurò con una nuvola di polvere, e, come se un cratere si fosse aperto al piede del Vesuvio, pietre, travi, rottami, membra umane in pezzi, ricaddero sopra larga circonferenza. »
    (Era il forte di Vigliena saltato in aria.)


    Invece Pietro Colletta così narra l'avvenimento:

    "I Russi assalirono Vigliena, ma per grandissima resistenza bisognò atterrare le mura con batteria continua di cannoni, e quindi Russi, Turchi, Borboniani, entrati nel forte a combattere ad armi corte, pativano, impediti e stretti dal troppo numero, le offese dei nemici e dei compagni. Molti dei legionari calabresi erano spenti; gli altri feriti, né bramosi di vivere; cosicché il prete Toscani di Cosenza, capo del presidio, reggendosi a fatica perché in più parti trafitto, avvicinasi alla polveriera, ed invocando Dio e la libertà, getta il fuoco nella polvere, e ad un istante con iscoppio terribile muoiono quanti erano tra quelle mura, oppressi dalle rovine o lanciati in aria, o percossi da sassi; nemici, amici, orribilmente consorti".

    L'evento della distruzione del forte, e la morte di tanti commilitoni, instillò nuova furia nei calabresi sanfedisti, che diedero con successo l'assalto al Castello del Carmine, aprendo la porta alla conquista della città.


    La fortezza, di grande interesse socio-politico-culturale, fu poi abbandonata. Nel 1891, tuttavia, per iniziativa di alcuni parlamentari quali Imbriani e Pasquale Villari, il forte fu proclamato “Monumento Nazionale” e fu sottoposto a restauro.
    Nonostante ciò, nel 1906 una parte del forte fu demolita per fare posto al panificio militare.

    A fronte di ripetuti episodi di degrado e di illegalità



    le proposte di recupero si orientano verso la realizzazione di un parco archeologico.

    Nel 2011 presso i locali della C.R.I, in Via Ponte dei Francesi, è stata rinvenuta la lapide che la Giunta Municipale di San Giovanni a Teduccio, nella seduta del 17 giugno del 1881, decise all'unanimità di apporre in memoria dei martiri di Vigliena.

    Il propugnatore dell'iniziativa fu l'insigne prof. Pasquale Turiello che curò una dettagliata ed esaustiva pubblicazione di approfondimento sull'argomento (II fatto di Vigliena -13 giugno1799-. Ricerca storica. Napoli, Vincenzo Morano, 1881. Estratto dalla Cronaca del R. Liceo Vittorio Emanuele dell'anno scolastico 1879-80).



    Putroppo il monumento è ancora oggi "in stato di abbandono: discarica rifiuti, rifugio di tossicodipendenti e cimitero di carcasse di animali."
    "[...] le condizioni sono di totale degrado. Ma il vero e proprio ostacolo è sotto gli occhi di tutti: la struttura è completamente impraticabile e malsana e necessiterebbe di un'opera di bonifica, un atto dovuto nei confronti di un monumento nazionale che raccoglie importanti pagine della storia locale."

    Il forte di Vigliena riveste una grande importanza come testimonianza di un momento cruciale della storia della città.

    Si potrebbe bandire una gara per la selezione di uno sponsor per la progettazione ed esecuzione dei lavori di restauro sul modello già avviato in questi mesi per altri siti di interesse storico-artistico.

    Sul comune non graverebbe alcuna spesa e i privati che decidessero di investire nei lavori avrebbero un importante ed immediato ritorno pubblicitario (anche in ragione della posizione strategica nel porto) destinato a durare nel tempo.


    Fonti:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Forte_di_Vigliena

    www.toscani.com.ar/viglienait.htm

    www.repubblicanapoletana.it/mari.htm

    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...705006251.shtml

    http://napoli4u.com/2013/04/10/forte-di-vi...tello-che-cade/

     
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  2. kaono
     
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